Come funziona e come evitare il prelievo forzoso aprendo un conto corrente in Svizzera o Lussemburgo
Aprire un conto corrente all’estero è ormai sempre più frequente fra i cittadini italiani che vogliono evitare un prelievo forzoso e mettere al sicuro i propri risparmi.
Sono tantissimi, infatti, i risparmiatori che dall’Italia, nel corso degli ultimi dodici mesi, hanno deciso di trasferire legalmente i propri soldi in un altro stato.
Dietro questa tendenza, cha ha raggiunto nel 2018 ritmi particolarmente sostenuti (si parla di 78 miliardi nei soli mesi di Maggio e Giugno 2018), vi sono i timori verso un’instabilità politica che porta con sé tre rischi molto concreti, i cui effetti sui conti correnti dei risparmiatori italiani sarebbero estremamente pesanti: la possibilità di un prelievo forzoso o di un’imposta patrimoniale straordinaria; l’uscita dell’Italia dall’Euro; una ristrutturazione del debito pubblico.
Andiamo innanzitutto ad analizzare queste possibilità, prima di dare nel dettaglio alcune indicazioni tecniche e pratiche legate all’apertura di un conto corrente all’estero.
I rischi di un prelievo forzoso
Per quanto riguarda le voci, più volte circolate durante gli ultimi mesi, di un prelievo forzoso su tutti i conti correnti italiani, bisogna in effetti confermare come si tratti di un’eventualità reale, legata alla necessità di tamponare una crescita del debito pubblico che, secondo le stime collegate alla copertura finanziaria del cosiddetto Decreto Dignità del governo Conte, potrebbe andare molto oltre i 2.300 miliardi di euro odierni.
Usualmente, per fornire delle informazioni chiare rispetto alla ricchezza di una nazione e fare un confronto con altri debiti pubblici nazionali, si analizza il rapporto fra debito e prodotto interno lordo di un paese: nel caso dell’Italia, tale proporzione è al 133,4%, secondo le stime della Banca d’Italia. Soltanto la Grecia, con il 180,4%, ha un rapporto più alto, mentre la media europea si attesta all’81,5%.
A far tornare di moda le insinuazioni sul prelievo forzoso è stata un’intervista rilasciata il 28 ottobre 2018 dal tedesco Karsten Wendorf, responsabile del dipartimento di finanza pubblica della Bundesbank, al noto quotidiano Frankfurter Allgemeine. Secondo Wendorff, l’Italia dovrebbe provvedere ad autofinanziare il proprio debito pubblico, tramite la creazione di un fondo la cui base liquida sarebbe costituita da un prelievo forzoso del 20% sui conti correnti degli italiani.
L’idea, peraltro già in qualche misura rilanciata qualche mese fa dal sottosegretario Armando Siri, consigliere economico del vicepremier Matteo Salvini, è stata considerata da molti una provocazione, ma è in effetti un’eventualità cui il governo potrebbe trovarsi costretto qualora lo scenario economico messo in moto da una manovra finanziaria vedrà crescere esponenzialmente la spesa pubblica, un’ipotesi tutt’altro che remota, considerato che misure come il reddito di cittadinanza e le pensioni a quota 100 andranno ad intaccare ulteriormente le già deficitarie casse pubbliche italiane.
Come proteggersi dal prelievo forzoso
In questo senso è opportuno sgombrare il campo dai dubbi e chiarire che, a differenza di quanto si legge su alcune testate online, aprire un conto corrente all’estero protegge i propri risparmi da un eventuale prelievo forzoso o da un’imposta patrimoniale straordinaria.
A fare infatti da riferimento è, in questi casi, la collocazione geografica dell’istituto bancario, a prescindere dalla residenza fiscale dell’intestatario del conto stesso.
Se dunque, ad esempio, abbiamo deciso di aprire un conto corrente in Svizzera e continuiamo ad essere residenti in Italia, i nostri risparmi non verranno sottoposti ad un’eventuale prelievo forzoso italiano o, appunto, a una speciale imposta patrimoniale disposta in Italia: la tassazione segue la residenza fiscale del titolare del conto solo per le imposte correnti, e non per i provvedimenti fiscali speciali e una tantum. In altre parole un conto corrente in Svizzera è a rischio di un prelievo forzoso elvetico, una possibilità estremamente remota.
I 2.300 miliardi di euro di debito cui si accennava in apertura rendono l’Italia il quinto paese per deficit al mondo, nell’attuale condizione di incertezza cui lo Stato Italiano è sottoposto dal punto di vista economico e politico, la fiducia degli investitori continua a calare e i rendimenti sul debito pubblico, di rimando, aumentano.
Con essi, aumenta anche la pressione sull’Italia per il rimborso dei propri debiti, pressione che potrebbe culminare in una ristrutturazione. Le banche italiane detengono una buona parte dei titoli di stato sovrani, strumenti che in caso di continua perdita di valore potrebbero portare all’interruzione immediata dei prestiti, a un blocco totale della crescita economica e all’inevitabile uscita dall’euro.
Per questo, trasferire i propri risparmi all’estero potrebbe senza dubbio rivelarsi una scelta molto saggia. Le banche svizzere e lussemburghesi su tutte, ma anche gli istituti tedeschi e scandinavi, possono infatti garantire una solidità di base e condizioni economiche e politiche di contorno che rendono molto più sicura la tutela dei propri risparmi, soprattutto nel caso in cui si decida di appoggiarsi ad istituti con un’esposizione molto bassa nei confronti di titoli sovrani emessi da stati in difficoltà.
Quali passaggi per aprire un conto in svizzera
La procedura è tutto sommato semplice, ma prevede una serie di verifiche talvolta molto stringenti, aspetto che spinge parte degli interessati ad appoggiarsi a società di investimento indipendenti, sia per snellire il processo di apertura del conto che per accedere a condizioni più vantaggiose.
Quasi sempre, infatti, le banche più importanti richiedono un deposito minimo consistente, con cifre di partenza spesso superiori al milione di euro, oltre alla presenza fisica degli intestatari.
Scegliendo invece di appoggiarsi ad una società di gestione patrimoniale indipendente come Geneve Invest, sia le soglie di entrata che i costi di gestione sono, grazie ad accordi di partnership esclusivi, molto più contenute.
Di solito, tramite Geneve Invest, è possibile effettuare l’apertura del conto a distanza, benché alcuni istituti richiedano comunque, talvolta, la presenza fisica. Aprire un conto corrente all’estero è insomma perfettamente legale. Farlo da soli, senza l’aiuto di una società di investimento indipendente, è senza dubbio possibile, ma presenta un numero di criticità più alto.
Al contrario, affidarsi a una realtà locale come Geneve Invest permette di accedere a soluzioni negoziate ad alto livello con i più importanti istituti bancari di Svizzera, Germania e Lussemburgo, permettendo ai clienti di usufruire di condizioni che non sarebbero alla portata, qualora il processo di apertura di un conto estero fosse implementato in maniera individuale.
Fra le varie possibilità a disposizione, una delle più remunerative ed interessanti è quella di aprire un conto corrente in Svizzera. A lungo la Svizzera è stata considerata in tutto il mondo il luogo più sicuro nel quale trasferire i propri risparmi.
Dopo la stretta legislativa a livello comunitario che ha rivisto, nell’ambito della lotta all’evasione fiscale, molte delle prerogative bancarie svizzere in relazione alla privacy dei propri clienti, il flusso di denaro trasferito dall’estero verso la Svizzera si è leggermente ridotto, ma il paese elvetico continua comunque ad essere uno degli stati le cui banche contano il più alto numero di correntisti stranieri al mondo.
Sicurezza, stabilità e redditività sono infatti elementi che continuano ad essere centrali nel sistema bancario svizzero e che per questo attirano costantemente capitali stranieri.
Ci preme dunque ribadire, ancora una volta, che aprire un conto corrente all’estero è assolutamente legale e permesso dalla legge e che, in questo frangente di instabilità strutturale del sistema Italia, può costituire una scelta di prospettiva per salvaguardare ed aumentare i rendimenti del proprio capitale.